LUNGO I GIORNI

III Domenica TO C

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Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Un “oggi” che è per sempre, un oggi che non diventa ieri, passato, ricordo di qualcosa avvenuto lontano nel tempo, ma che ricomincia sempre daccapo, come un incepparsi del calendario, come un orologio che non fa scorrere le sue lancette. “Oggi” leggiamo nel Vangelo scritto quasi 2.000 anni fa, è veramente oggi: è l’oggi di questa giornata della mia vita, è il mio presente. È l’oggi di Zaccheo, «Scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua», è l’oggi del pane quotidiano, ed ha a volte il sapore amaro dell’oggi «tu mi tradirai» detto a Pietro. Quando Dio entra nella storia lo fa per sempre, quando un Dio decide di mescolarsi alle sue creature lo fa ogni giorno, nell’eterno presente di chi è sempre pronto a ricominciare, nel gioco infinito di chi non è mai stanco. Perché l’amore non si stanca mai. Non spiega Gesù il brano di Isaia che ha appena letto, non gli interessano le speculazioni di pensiero, le teologie, le filosofie, le dottrine: il programma è quello, già scritto, resta da farlo vivere, oggi. Alle parole succedono i fatti, la parola diventa carne, diventa gesto concreto, avvenimento compiuto: per gli afflitti e i poveri oggi, proprio oggi, inizia un tempo nuovo. Gesù comincia il suo cammino dalle periferie della terra, da chi non ce la fa più, da chi soccombe: con Lui gli ultimi saranno i primi, le prostitute precederanno i giusti nel regno dei cieli, le novantanove pecore saranno abbandonate per amore di quella che si è persa. Sovvertimento totale, capovolgimento delle logiche razionali e delle rigide norme religiose: con Lui servono altri occhi, capaci di intravedere il germoglio sotto la neve, la primavera nel cuore dell’inverno, l’infinito nel finito. I Tuoi occhi, Gesù, vedono oltre il torbido delle nostre vite e delle nostre miserie, per Te ognuno di noi è un piccolo infinito degno di essere guardato, carezzato, amato come unico e straordinario, diventa il figlio prediletto, la pecorella portata tra le braccia: piano, per non farle male. Per tutti noi poveri, prigionieri, ciechi, oppressi, per noi è questa speranza che si compie, questa attesa che finisce: anche nel buio, nelle nostre debolezze, nelle nostre povere misure, nelle fatiche e nei nostri sogni, «anche se non vogliamo, Dio matura» (R. M. Rilke)
(don Luigi Verdi) 

In questo spazio desideriamo condividere con voi riflessioni, notizie, esperienze che si intersecano con la nostra vita.

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